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domenica 16 novembre 2014

Spizzicando #2

È vero, non è passato molto tempo dall'ultima volta che ho postato per la prima volta questa rubrica. Vorrei recuperare, però, e quindi, a distanza di pochissimo tempo, posto il secondo appuntamento con questa rubrica che prevede brevissime recensioni di quattro libri.




Titolo: La ragazza di fuoco
Autore: Suzanne Collins
Trama: non puoi rifiutarti di partecipare agli Hunger Games, l'implacabile reality show di Pane e perdere significa morte certa. Katniss e Peeta sono, miracolosamente, ancora vivi. Katniss dovrebbe sentirsi sollevata, perfino felice. Invece nulla va come lei vorrebbe. In giro si mormora di una rivolta contro Capitol City, accesa dalla scintilla della loro vittoria. Gale, il suo amico di sempre, è freddo e la tiene a distanza. Peeta le volta le spalle. 
Mentre si avvicina il tour della vittoria, la posta in gioco si fa sempre più alta Se non riusciranno a dimostrare di essere perdutamente innamorati l'uno dell'altra,  Peeta e Katniss rischiano di pagare con la vita. 

Rating:

Recensione: Ho amato Catching Fire. Non mi aspettavo un libro così scoppiettante e un continuo così drammatico per le avventure della Ragazza di fuoco. 
Suzanne Collins mi ha fatto affezionare ad alcuni personaggi, che poi ha ucciso brutalmente nell'Edizione della Memoria degli Hunger Games. Eviterò di dirvi chi sono per non farvi spoiler, ma vi assicuro che la cara autrice non si è fermata a Cinna (sapevo già che sarebbe stato ucciso). 

Rispetto al primo libro, ho trovato un netto miglioramento anche a livello stile: il primo era molto asciutto e spesso e volentieri anche piatto, mentre questo secondo libro è davvero pieno di emozioni e si nota un passo avanti nella scrittura da parte dell'autrice. Espressioni comuni si alternavano a frasi meglio strutturate, e spero che nel terzo queste espressioni che sinceramente stonano nel contesto vengano totalmente eliminate. 

Non mi aspetto grandi cose da Mockinjay, perché ho notato un disappunto generale per quel libro, ma spero di non rimanere troppo delusa. Credo che farò un riepilogo dei tre libri con il terzo, facendo un'unica recensione per tutti e tre.



Titolo: Bianca come il latte rossa come il sangue
Autore: Alessandro D'Avenia
Trama: Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, ma il nuovo supplente di storia e filosofia è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa dipiù grande.

Rating: 

Recensione: Ho letto questo libro un bel po’ di anni fa, quando ero ancora una bambina, si può dire. Ero veramente, ma veramente piccola e immatura, e ricordo che il libro, nonostante non mi avesse poi appassionato così tanto, mi fece piangere parecchio. 

Mi rendo che, se lo rileggessi adesso, non mi piacerebbe come qualche tempo fa, e mi accorgerei di ciò che effettivamente ho letto. 

Diciamo che Alessandro D’Avenia ha raccontato il cancro con gli occhi di un adolescente svogliato che vede le sue speranze amorose svanire. La trama è fin troppo tipica: un ragazzo innamorato di una ragazzina con la leucemia, lei muore e lui la rimpiazza con la migliore amica (cosa di cattivo gusto, dato che sinceramente si è perso in pochissimo tempo “l’amore” che questo ragazzo provava per Beatrice). 

A mio parere, anche un po’ la leucemia è stata trasformata in qualcosa di fin troppo devastante. Ho avuto un amico stretto con la leucemia, e con tutto che si erano rotti i macchinari, che non riuscivano a trovare un midollo compatibile, dopo un anno sono riusciti a guarirlo comunque. Il periodo in cui questo mio amico è stato malato coincide con la lettura di questo romanzo, quindi credo che è stato per il fatto di essere riuscita ad entrare in Leo che mi piacque così tanto. Di conseguenza, non riesco a dargli meno di tre stelline, nonostante ammetto che anche la scrittura sia abbastanza scadente.




Titolo: Orgoglio e pregiudizio
Autore: Jane Austen
Trama: Dei sei romanzi di Jane Austen (1775-1817), scrittrice che Virginia Woolf ha definito "l'artista più perfetta tra le donne", Orgoglio e pregiudizioè il primo in ordine di tempo e insieme il capolavoro. Quando lo scrisse, la Austen aveva ventun anni e una amica di famiglia poteva definirla "la più graziosa, sciocca, leziosa farfalla in cerca di marito che sia dato incontrare". Frivola e ironica, non si distingueva dal mondo campagnolo e borghese cui apparteneva: sembrava che il suo orizzonte non andasse oltre i tè, i balli, i flirt della buona società, i minuti e ridicoli incidenti della vita quotidiana. Ma su questi tenui motivi ella sapeva giocare con una grazia e una profondità squisite; e, narrando in Orgoglio e pregiudizio la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, le riuscì di evocare, con tocchi sobri e precisi, l'intero, incantevole, penetrante quadro della provincia inglese alla fine del secolo XVIII (sinossi presa da Goodreads).
Rating: 

Recensione:È abbastanza difficile scrivere qualcosa riguardo un classico, perché tutto è già stato detto in precedenza. Ho letto Orgoglio e pregiudizio in un tempo brevissimo e prestandogli molta attenzione, cercando l'elemento che finalmente mi avrebbe fatto appassionare a questo romanzo e mi avrebbe fatto dire "dovevo ascoltare mia madre quando mi diceva di leggerlo!". Inutile dire che non l'ho trovato. 
Innanzitutto, premetto che i classici sono i contemporanei di un tempo e di conseguenza, quando leggo un classico, cerco di pensare secondo la mentalità del tempo in cui è stato scritto il romanzo. Se avessi letto Orgoglio e pregiudizio a quei tempi penso che non mi sarebbe piaciuto. Lo trovo troppo... normale... una semplicissima storia d'amore fra un uomo ricco e una ragazza con una spiccata intelligenza. Certo, il libro ha una nota ironica molto efficace, che mi ha permesso di mantenere il sorriso costantemente stampato sul viso, e mi ha anche coinvolto, ad un certo punto. Jane Austen ha descritto in maniera oggettiva e chiara come "andava" in quel periodo, e devo dire che ci è riuscita perfettamente, ma oltre questo non riesco a trovare niente che possa farmi adorare Orgoglio e pregiudizio. Forse un po' il fatto di essere rimasta affascinata proprio da come andavano le cose all'epoca. Non troviamo baci appassionati come oggi, tutto viene fatto con molta più discrezione ed è una cosa che mi è piaciuta veramente molto, eppure c'è da dire che non è un elemento proprio del romanzo, ma più che altro del periodo in cui si muovono i personaggi. 




Titolo: Il seggio vacante
Autore: J.K. Rowling
Trama: A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un'idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un'antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell'amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l'unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. J.K. Rowling firma un romanzo sulla società contemporanea, una commedia sulla nozione di impegno e responsabilità. In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le trame si intrecciano e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco. Pagford, con tutte le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così vicina da non lasciare indifferenti.
Rating: 


Recensione: il fatto che fosse stato scritto dalla Rowling mi ha indotto, come penso per il 60% delle persone che hanno deciso di comprarlo, a leggere questo libro. Avevo letto recensioni discordanti, molti ancora legati ad Harry Potter, altri che lo hanno trovato fantastico e sono riusciti a superare lo stereotipo del “l’autrice di Harry Potter non può cambiare genere”. 
Personalmente, penso che mi è piaciuto ancora più di Harry Potter. È impossibile, comunque, fare dei paragoni fra i due libri, perché appartengono a contesti completamente differenti. 
Il seggio vacante è una tragicommedia, un romanzo di denuncia della società attuale e un libro adatto ad un pubblico adulto. La lettura si presenta lenta, inizialmente, noiosa e scocciante. Il romanzo si avvia arrivati a metà e giunta a quel punto non sono più riuscita più a staccarmi dal libro. 
I personaggi sono tanti, a volte si fatica a seguirlo sia appunto per la profonda indagine psicologica che viene fatta di ognuno di loro, sia perché a volte si parla di temi “adulti”, come la politica e l’economia (nel quale sono totalmente ignorante, ma sono riuscita comunque a capire qualcosa). La Rowling ci presenta varie situazioni differenti, ma tutte che fanno riflettere, assolutamente reali, pensieri e atteggiamenti possibili. Si parte dalla moglie che sogna una notte di fuoco con il cantante della band preferita da sua figlia e si arriva al ragazzo brufoloso che affronta le prime cotte adolescenziali. 
Tematiche forti come la droga, gli abusi in famiglia e l’autolesionismo vengono trattate con peso e riguardo, senza però renderle protagoniste della storia. 
Quando ho terminato libro ho percepito un senso di consapevolezza, in un certo senso mi si sono aperti gli occhi che prima avevo chiusi a metà.

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