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lunedì 22 settembre 2014

Città di carta

Titolo: Città di carta
Autore: John Green
Traduzione: Stefania di Mella
Numero di pagine: 391
Pubblicato: 2008 (in America)
Edizione: Rizzoli
Prezzo: 14.00 euro
Trama: Quentin Jacobsen è sempre stato innamorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un'inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembrava essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all'improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un'avventura indimenticabile. Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l'hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso. Questa fuga da Orlando, la sua città di carta, dopo che tutti i fili dentro di lei si sono spezzati, potrebbe essere l'ultima.

Rating:  


Recensione: Avevo intenzione di comprare questo libro, ma per fortuna non l’ho fatto. Il titolo aveva catturato la mia attenzione, e la trama, seppur molto semplice, mi intrigava. Solitamente John Green riesce a valorizzare le cose banali: anche in Cercando Alaska non c’era una trama particolarmente complessa, eppure era stata sviluppata in maniera particolare. La stessa cosa non è accaduta con Città di carta, che ho trovato veramente troppo simile al primo libro dell’autore, Cercando Alaska; non mi è piaciuto com’è stato sviluppato il concetto della città di carta e non sono riuscita nemmeno a comprendere le scelte dei personaggi.
 Dunque, abbiamo, come in Cercando Alaska, il ragazzo un po’ sfigato e riflessivo, la ragazza che gli piace già fidanzata, avvenente e molto particolare, i suoi amici simpatici e particolari anch’essi e la scomparsa improvvisa del grande amore del protagonista. In più, c’è la professoressa Holden, che corrisponde più o meno ad Hyde, ci mancava solamente il tema finale nel quale Quentin esponeva tutto ciò che aveva imparato. Ovviamente la ricerca dell’amica scomparsa e delle motivazioni che l’hanno portata a ciò aiutano i personaggi a maturare.
Già questo mi ha fatto storcere il naso, non apprezzo molto gli autori che propongono sempre le medesime trame e anche per questa ragione Città di carta mi ha un po’ annoiato.
I personaggi li ho trovati... prevedibili. Si nota che il libro è stato scritto da John Green, e dopo aver letto per intero Cercando Alaska e Colpa delle stelle, e lentamente sto leggendo anche Teorema Catherine, ad un certo punto si comincia ad indovinare cosa faranno i personaggi. Questo sempre per il fatto che John Green propone più o meno le stesse cose.
Margo sarà interpretata da Cara Delevingne,
una modella americana che ha letteralmente
fatto impazzire il caro John con la sua audizione.
Margo Roth Spiegelman è abbastanza odiosa. Come dice lei stessa, una ragazza di carta anche abbastanza antipatica. Effettivamente non le è mai accaduto nulla (a parte ritrovare il corpo dell’avvocato divorziato a nove anni), eppure si comporta come un essere umano in depressione a causa di qualche crisi esistenziale. E potrebbe anche essere così, se non fosse che non è accaduto nulla che la facesse entrare in questa crisi.
Andando al concetto della città di carta, penso che non sia stato sviluppato bene. L’ho trovato interessante, ma John Green ha provato ad introdurre anche altre tematiche, come i fili, la nave, l’erba (che ho trovato ancora più interessanti e ben trattati), e tutto ciò ha allontanato il discorso dalla città di carta (che sottolineo dà il titolo al romanzo).
Ci sono parecchie scene inutili, che sembrano essere state messe soltanto per allungare il brodo, e in generale lo stile non mi ha fatto impazzire. In  Colpa delle stelle e in Cercando Alaska non ho avuto nulla da ridire, ma in Città di carta, sinceramente, l’ho trovato fin troppo semplicistico e molto ripetitivo. Aggiungerei inutilmente, dato che i protagonisti dei romanzi di John  Green sono sempre intelligenti e il più delle volte ragazzi di cultura.
Le due stelline sono principalmente per la terza parte, il viaggio fino a New York. L’ho trovato divertentissimo e ho riso per tutto per il tempo. È l’unica parte del libro che mi ha preso totalmente e che ho letto velocemente.






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